Or che tace la notte
Autore: Bruni, Antonio
Per la girandola di Roma
Or che tace la notte,
spiegando il ciel stellato il manto ombroso,
e 'l sussurro ingegnoso
ha de' fulmini lor con arte intesti
l'ombre squarciate e rotte 5
là ne' colli celesti,
perché sia quella pompa eterna e viva,
eloquente una penna or la descriva.
Vanti lusso di fonte,
che mentre fresco bolle e fisso ondeggia, 10
pur con l'onde lampeggia,
quasi che diano i lor baleni a l'acque
quelle selci del monte
onde quegli già nacque,
o che fingan per gioco i lievi campi 15
il tuon nel mormorio, ne l'onde i lampi.
Al riflesso d'un raggio,
ne' suoi tranquilli e tempestosi umori
tempesta di colori
spieghi l'Iri, de l'iride del sole 20
con invidia et oltraggio;
e dove quella suole
sgombrar nubi d'umor gravi e feconde,
questa porti il sereno in mezo a l'onde.
A spettacol più degno, 25
da' primieri spettacoli lontana,
la machina adriana
superba alletta, imperiosa invita
e le luci e l'ingegno;
ove d'armi guernita, 30
perché non giaccia al suol, vinta non cada,
sol angelica man vibra la spada.
Veggionsi a cento a cento,
quali spiche dorate, immensi lumi,
in pria senz'ombra e fumi 35
correr su l'aria in ordine indistinti
il leggiero elemento:
da sé stessi sospinti,
vibranti in globo e dilatati in alto,
dan con gioia degli occhi al ciel l'assalto. 40
Tremoli senza errore,
di lume inaccessibile fioriti,
senza chioma criniti,
stampan d'ombre di rai, d'orme di luce
de la notte l'orrore, 45
senz'altra scorta e duce,
e per ogni sentier segnano il loco
di più strisce volubili di foco.
Per scherzo han le scintille,
per vaghezza non varia han vario oggetto, 50
lo scoppio han per diletto.
Quasi in più rivi diramato un fiume,
di faville in faville
compartono il lor lume,
e con lubrico ardor fiamme novelle 55
spargon ne l'aria ognor semi di stelle.
Di saette infocate
divengon quasi di Vulcano arciere
in su l'aeree sfere,
mentre sciolgono in fulmini tonanti 60
sovra l'aria inalzate
i lor solfurei vanti;
e dimostrano unito in rauco suono,
esse che sono i lampi, a i lampi il tuono.
De lo stellato polo 65
indi con novo oltraggio, antico scorno,
e con rossor del giorno,
volgon con lieve piè lucidi crini,
così rapido il volo
de la terra a i confini, 70
che non so dir s'è 'l volo e 'l fasto loro
precipizio di stelle o pioggia d'oro.
Ma che? Pioggia dorata
il nembo innumerabile stellante
sembra a l'altrui sembiante; 75
pioggia che non, qual suol pioggia vulgare,
già da le nubi è nata
degli umori del mare,
ma nube di splendor sol ella adduce
con tranquilla caligine di luce. 80
Da l'amoroso telo
Giove ferito in aurea pioggia ancora
colei che l'innamora
gode, là 've ogni gioia Amor disserra.
La man che tuona in cielo 85
in nembo d'oro in terra
tratta strale d'amor, dolce veleno,
baciando un volto e lusingando un seno.
Descrizione
In questo componimento l'artista celebra lo spettacolo pirotecnico che aveva luogo annualmente presso Castel Sant'Angelo, monumento originariamente costruito come mausoleo per l'imperatore Adriano e tutta la sua famiglia, in occasione della celebrazione dei Santi Pietro e Paolo. L'ode inizia con la rievocazione di una scena notturna dove l'oscurità del cielo viene squarciata da scintille di luce, fuochi di artificio, che danno vita ad uno spettacolo suggestivo, degno di essere descritto in maniera eloquente. Lo spettacolo nato da queste saette infuocate sembra comunicare con gli elementi naturali che fanno da cornice, il cielo e il fiume Tevere, fino a divenire pioggia dorata che mette in contatto il cielo e la terra, creando addirittura atmosfere mitiche e richiamando personaggi leggendari come Giove, canonicamente emblematizzato dal fulmine e dalla pioggia dorata che fecondò Danae.
Opere d'arte
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Girandola di RomaGenere: altro
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Si collega, oltre a due rappresentazioni seicentesche della Girandola pirotecnica, una celebre versione pittorica del mito di Danae, evocato nel finale del componimento.
- Libro
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Bruni, Veneri 1633
Bruni, Antonio, Le Veneri poesie, In Roma, appresso Giacomo Mascardi, MDCXXXIII.
- Sezione
- Delle Veneri la Terrena, poesie.
- Pagina
- pp. 162-165
- Vai al testo originale
- Metro
- ode (11 stanze, 88 versi)
- Schema
- aBbCacDD
- Categorie
- descrizione manufatto; miti pagani; soggetti performativi; storia medioevale e moderna
- Soggetti
- Arte; baleno; Castel Sant'Angelo; Danae; fingere; fuochi d'artificio; gioia degli occhi; Giove; ingegno; intessere; iride; lampeggiare; luce; lumi; mole adriana; pioggia d'oro; pompa; scintilla; sembiante; spettacolo; stelle; vaghezza; Vulcano
- Nomi collegati
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Adriano, Publio Elio Traiano
(menzione (committente della costruzione di Castel Sant'Angelo))
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Adriano, Publio Elio Traiano