Ha Parnaso due cime
Autore: Bruni, Antonio
All'eminentissimo e reverendissimo signor Cardinale Barberino. Per li ritratti in un quadro di Giovanni Boccaccio e di Francesco Barberino, che fiorirono in un medesimo tempo
Ha Parnaso due cime,
per le cui falde illustri erran canori
de l'eloquenza i fiumi;
quindi a ragion ritrae pennel sublime
giunti i due toschi lumi, 5
a cui la gloria è ciel, la fama aurora,
l'un di Certaldo onor, l'altro di Flora.
Quegli, ancorché ritratto,
del facondo d'Arpino emulo antico,
a le future genti 10
porge ne l'opra almen, se non ne l'atto,
di facondia i torrenti.
Perché non manchi mai colore all'arte,
i colori il pennello a lei comparte.
Questi, benché dipinto, 15
con industri caratteri immortali,
se dotte prose scrive,
la meta al metro, ad eternarsi accinto,
in Parnaso prescrive;
e cogliendo or la palma, ora l'alloro, 20
tratta fogli d'argento e penna d'oro.
Se del primier non mira,
curioso il desio, cupido l'occhio
armonioso il moto,
quand'ei muove la man, la man la lira 25
che spezza l'armi a Cloto,
onde spetri i macigni, i cigni onore,
e più ch'error de l'arte, arte e stupore;
mira che 'l grande URBANO,
qualor brev'ora affaticato ei posa 30
da l'incarco del mondo,
apre il Parnaso ancor nel Vaticano,
magnanimo e facondo;
e che, illustre oltre gl'Indi et oltre i Mauri,
regge il serto de' regni e quel de' lauri; 35
mira quant'egli aborra
profani accenti ed armonia non sacra,
perché, invece d'inchiostro,
ne' fogli suoi casto il Castalio scorra
fra le corone e l'ostro; 40
così, traendo i sassi a i carmi sui,
dona il moto alle pietre e 'l toglie a lui.
L'altro, se non si move
o se con aurei detti a voi non parla,
cui destro ciel concede 45
aver Palla nel sen, nel volto Giove,
o di lui degno erede,
e che stupido ammira in voi sol voi,
voi, splendor de le reggie e degli eroi,
stupido e lieto insieme 50
mira che voi, su 'l bel fiorir degli anni,
il più bel fior cogliete
di Pindo là su le pendici estreme
fra l'ombre più secrete,
a i gioghi di virtù sempre rivolto, 55
col crin d'alloro, anzi che d'ostro, avvolto.
Vago di voi, vagheggia
che per torbidi mari, alpestri calli,
sol di merti fastoso,
del Franco e de l'Ispano ite a la reggia, 60
sempre augusto e famoso,
spiegando a i regi lor, con regia palma,
il candor de la fronte e più de l'alma.
A vera gloria inteso,
indi contempla voi ne' sette colli 65
suppor le terga al cielo,
di cure sacre a pro del mondo acceso
e di celeste zelo,
mentre ordisce di voi la destra amica
i manti d'oro a la virtù mendica. 70
Quinci vero e spirante
su le tele animate avido io miro
or l'uno, or l'altro a gara.
Da l'ombre lor, di lor la gloria amante
divien famosa e chiara: 75
perché questi con quel note distingua,
diè lor arte ingegnosa anco la lingua.
Descrizione
Il poeta celebra un quadro che contiene i ritratti di Giovanni Boccaccio e di Francesco da Barberino, letterati illustri che vissero nello stesso periodo storico. Compie un parallelo tra i due, usando la metafora delle due cime del mitico monte Parnaso, da cui sgorgava il fonte consacrato alle Muse, per celebrare la loro vena poetica. Il riferimento al quadro diventa poi un pretesto per celebrare papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) e suo nipote il cardinale Francesco Barberini, dedicatario della poesia: il primo per la sua poesia sacra, che si eleva al di sopra della poesia profana di Boccaccio; il secondo perché supera per virtù e per capacità poetica, benché giovane, l’omonimo avo Barberini medievale. Ricorda infine le capacità diplomatiche del cardinale Barberini, che insieme allo zio forma una sorta di quadro vivente da ammirare e da seguire per le virtù poetiche e letterarie che i due trasmettono, al pari dei due grandi poeti medievali ritratti nel quadro reale.
Opere d'arte
-
Immagine non disponibileRitratto di Giovanni Boccaccio e di Francesco da BarberinoGenere: pittura
-
Frontespizio de "I Documenti d'Amore" di Francesco da Barberino, Roma 1640Autore: Camassei, AndreaGenere: incisione
Si collega al componimento, oltre ad una scheda sulla perduta opera celebrata dai versi, il frontespizio dell'edizione del 1640 dell'opera "I Documenti d'Amore" di Francesco da Barberino, realizzato da Andrea Camassei e Cornelis Bloemart. La rivalutazione dell'opera del poeta medievale, di cui veniva sottolineata l'amicizia con Boccaccio, da parte di Urbano VIII e dei suoi parenti, si inserisce nella celebrazione delle glorie letterarie della casata: il tema era particolarmente caro al pontefice in quanto egli stesso poeta in volgare toscano.
- Libro
-
Bruni, Veneri 1633
Bruni, Antonio, Le Veneri poesie, In Roma, appresso Giacomo Mascardi, MDCXXXIII.
- Sezione
- Delle Veneri la Terrena, poesie.
- Pagina
- pp. 195-198
- Vai al testo originale
- Metro
- ode (11 stanze, 77 versi)
- Schema
- aBcAcDD
- Categorie
- ritratti; storia medioevale e moderna
- Soggetti
- Atena; Castalio; Certaldo; Cicerone; Cloto; Firenze; Giove; Parnaso; Pindo; Urbano VIII; Vaticano; alloro; ammirare; argento; armonia; armonioso; arte; candore; canoro; carattere; casto; colore; contemplare; dipinto; eloquenza; eternarsi; fama; gloria; inchiostro; industre; ingegnoso; lingua; lira; mano; mirare; moto; note; occhio; ombra; oro; ostro; palma; pennello; profano; ritratto; sacro; sasso; spirante; stupore; sublime; tela animata; vagheggiare; vero; virtù; zelo
- Nomi collegati
-
-
Barberini, Francesco
(dedicatario) -
Boccaccio, Giovanni
(soggetto ritratto) -
Cicerone, Marco Tullio
(menzione) -
Urbano VIII, papa (Barberini, Maffeo Vincenzo)
(menzione) -
Francesco da Barberino
(soggetto ritratto)
-
Barberini, Francesco