Sovr'ogni altra del mondo illustre impresa
Autore: Tronsarelli, Ottavio
Nelle istesse nozze [Nelle nozze degli eccelsi Signori Nicolò Lodovisi e Isabella Gesualda Principi di Venosa], allusione all'Arma Lodovisia
«Sovr'ogni altra del mondo illustre impresa
spiega il gran Nicolò famosa insegna,
da lo splendor de' propri merti accesa,
ed in tre strisce ha triplicato onore:
nato a guerra, uso a pace, atto ad amore. 5
Questi d'alta virtù prole ben degna
quanto a la patria valor d'armi additi
altrui ne l'arma sua tacito insegna,
ove in campo sanguigno a l'aura scioglie
de' futuri trionfi auree le spoglie. 10
Par ch'ivi ogni alma a grave pugna inviti
e 'l braccio invitto di gran tronchi onusto
gli infidi a strage più ch'a guerra irriti;
contro fier de' nemici empio drappello,
con tre gran tronchi Gerion novello. 15
Né fia chi spinto da ardimento ingiusto
temerario contenda incontro al forte
mostrar di regia man valore augusto,
ch'ei bellicoso contro loro spira
da l'arco del suo ciel tre fulmin d'ira. 20
Ha nel proprio valor posta la sorte
e fin lo Scudo, ch'ei d'onor sostiene,
fa di spavento impallidir la morte,
entro cui s'offre, triplicato al guardo,
più che di Marte, de la Morte il dardo. 25
Dunque il suo grido non più 'ntorno Atene
per l'asta di Minerva alzi famoso,
poich'han pompa maggior l'ausonie arene.
La Grecia ivi mirò d'un'asta il pondo,
qui ammirator di tre grand'aste è 'l mondo. 30
In nobil campo, d'alti rai pomposo,
egli contro l'oblio sparge non lento
scorno di chiara fama ingiurioso
e miete, vago d'immortal memoria,
da tre solchi d'onor messe di gloria. 35
E qual contro Piton, ch'a strage intento
funestava la terra, avventò Apollo
immortal dardo di mortal spavento,
ei contro 'l tempo, ch'atre nebbie adduce,
vibra in campo d'ardor strali di luce. 40
Già veggio per lui dar l'ultimo crollo
percosso il Mauro, e a le sue forze altere
supporre il Trace catenato il collo,
che di lor servitù, con pregi industri,
son que' tre lacci d'or catene illustri. 45
E chi scampo da lui fia mai che spere,
se ne l'impresa a noi, con bella spene,
vinte accenna del suol le parti intere?
Ch'altro la spiaggia d'or, ch'ha in tre distinta,
non è ch'Africa, Europa ed Asia vinta. 50
Anzi, son'auree vie del ciel supreme,
che 'l Sol per lui ne l'orto, indi al merigge,
poi su l'occaso tributario preme
e, come ei d'oro ha luminoso il velo,
tal tributo anco d'or gli offre dal cielo. 55
Sì che per lui l'Invidia a pien s'affligge
e l'odio incontro a quelle glorie acceso
con strale a sé rubello il sen trafigge;
ma risospinti al pian mostri infelici,
son con tre sferze da lor furie ultrici. 60
Onde a tai prove ogni emol core offeso
giace tra' suoi disdegni inonorato,
fatto a sé di sé stesso inutil peso,
ed egli intanto, di trionfo in guisa,
spiega l'insegna in archi d'oro incisa. 65
A tal atto da tema ogni un fugato
volontario gli cede e incide a lui
ubidiente i suoi decreti il fato,
e servo ne l'impresa, ond'ei risplende,
aureo scarpello triplicato appende. 70
E se de l'età d'or per gioia altrui
già 'l mondo si vantò, questi rinova
in miglior tempo miglior vanto a nui,
ch'ove già scorso il secol d'or si crede,
per tre sentieri l'età d'or qui riede. 75
E s'aspre leggi, con tre scettri a prova,
già tre fratelli a l'universo diero,
ceda antica possanza a gloria nova:
fu da tre ferrei scettri il mondo instrutto
e qui tre scettri d'or reggono il tutto; 80
sì ch'oggi al mondo, con splendore altero
ch'ogni altra prova di splendor estingue,
debba sorger per lui la pace i' spero,
ch'altro in turbato ciel non son que' raggi
ch'Iride. d'alta pace aurei messaggi. 85
Quinci la fama, che di cento lingue
isnodando gli accenti intorno s'ode,
non più fuor d'una tromba il suon distingue;
ma 'n quel gran Scudo, che d'onor rimbomba,
or triplicata d'oro ella ha la tromba. 90
Via d'argenteo tesor, con chiara lode,
calcar gli dei su la stellante spera,
ma di più illustre via qui 'l mondo gode,
che sol perchè virtù qui l'orme stampi
son le vie d'oro e di piropo i campi. 95
Ogni Parca, per lui fatta men fiera,
torce industre, con nobili contese,
il regio fuso de la vita altera
e, perch'un non bastava a sì grand'opre,
tre con non parca man d'oro ne copre. 100
Fin la gloria non tarda a degne imprese,
per inalzarlo oltr'ogni pregio umano,
sovra sé stessa ha le sue forze intese;
e perchè chiare le sue glorie accenne,
ha in carta di rubini auree le penne. 105
Dunque, Isabella, al tuo gran sposo in vano
più non contender l'onorato aspetto,
ch'anch'egli è d'ogni onor pregio sovrano,
e per far di sua fé pomposa mostra
fin ne l'or de l'insegna anco la mostra. 110
E ben d'alma gentil nido è quel petto,
s'a pien lo Scudo suo miri distinto
in triplicato d'or chiaro ricetto,
che que' tre fregi, in lui d'oro pregiati,
sono de le tre Grazie i nidi aurati. 115
Non vedi ch'ei per te d'ardori vinto
mostra ne l'alta impresa anco gli 'ncendi,
da vaghe fiamme dolcemente estinto,
e tanto gode sol di raggi adorno,
quanto que' raggi d'or gli sono il giorno. 120
Vieni e qua drizza il piè ch'errante stendi
e d'Atalanta più felice e chiara
qua le tue voglie ed il tuo corso intendi,
che, se tre poma d'or merce a lei foro,
son merce al merto tuo tre piante d'oro. 125
Pronto ecco Amor le nozze tue prepara
e le quadrella d'or che i cor piagaro
stemprando in verghe ad esser fabro impara,
che sol ne la grand'Arma in oro sciolte,
per curvarle in anella, ha verghe accolte. 130
Così' l ciel vi fecondi e al pregio raro
de' gran parti, ch'uscir da voi già miro,
spieghi il dì gli ostri suoi fatto più chiaro;
vaga fascia di rai l'alba al Sol tesse
e qui tre fasce d'or Venere impresse. 135
Anzi tre ricche falde io vi rimiro
che, qual nembo di Giove in or stillante,
pon fecondar de l'universo il giro
e solo dei con preziose prove
esser la Danae tu di sì gran Giove. 140
Già nel produr quel nume a l'aura errante,
che gl'Indi soggiogò, da l'alta mole
scese volto in saetta il gran Tonante;
or, perchè nasca il domator de' regni,
son del gran parto tre saette i segni. 145
E ben ne spera il mondo erculea prole,
che s'in creare Alcide in un compose
raggi di giorno triplicato il Sole,
da lui, che Scudo ha di tre raggi impresso,
altri nascer non può ch'Ercole istesso». 150
Sì disse il Tebro, e con le luci ondose
ver le tre strisce lodovisie volto
anco in tre strisce d'oro arse nel volto.
Descrizione
Tronsarelli, in questa canzone, omaggia l'unione di Niccolò Ludovisi e Iabella Gesualda, avvenuta nel 1622, celebrando lo stemma della famiglia Ludovisi, composto da tre bande d'oro su sfondo rosso. L'intero componimento è costruito attorno al numero tre, che ritorna in tutte le strofe (tranne poche eccezioni) quasi sempre nel distico finale, legandosi a vari motivi mitologici, con un costante richiamo figurativo allo stemma dei Ludovisi (la famiglia, originaria di Bologna, si stabilì a Roma dopo la seconda metà del XVI secolo; il prestigio familiare si deve soprattutto all'elezione al soglio pontificio, con il nome di Papa Gregorio XV, di Alessandro Ludovisi. Nicolò Ludovisi, nipote di Alessandro, sposò in prime nozze Isabella Gesualdo, nipote ed unica erede di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, dal quale entrambi ereditano il titolo).
Nella canzone vengono richiamate varie figure appartenenti alla mitologia classica (Gerione, Marte, Minerva, Pitone, Apollo, le Parche, Amore, Giove, Danae, Ercole, le Grazie, ecc.), per spiegare vari aspetti delle virtù e delle capacità guerriere del Ludovisi. Specialmente, nella stanza 3 (dopo la stanza iniziale che presenta lo stemma familiare e le virtù di Ludovisi, e quella successiva che dà un'interpretazione dello sfondo rosso e delle bande dorate) e in quella finale, la 30, Niccolò Ludovisi viene accostato alla figura di Ercole, facendo riferimento prima alla mitica battaglia contro Gerione e successivamente alla futura prole, definita "erculea prole" (v.146; il Sole triplicato del verso 148 è un riferimento a Zeus che fece in modo di far durare tre volte di più la notte passata con Alcmena, madre di Ercole).
Dalla stanza 13 alla stanza 21, il discorso è incentrato maggiormente sulle virtù di Ludovisi, che porterà pace nel mondo e che avrà fama imperitura.
A partire dalla stanza 22 Tronsarelli si rivolge anche alla sposa, Isabella Gesualdo, invitandola alle nozze, e paragona la loro unione a quella tra Danae e Giove (v. 140); dai due, appunto, nascerà un nuovo Ercole.
Per ogni referente mitologico, Tronsarelli individua un attributo, cui vengono sistematicamente paragonate le tre bande e lo sfondo dello stemma (tronco, fulmine, asta, strale, laccio, catena, sferza, spiaggia, arco, scalpello, sentiero, scettro, tromba, via, fuso, penna, nido, raggio, fiamma, anello, verga, fascia, falda, saetta, striscia).
Tutta la canzone, come chiarito nel congedo, è un discorso diretto del Tebro (il fiume Tevere; v. 151). Nell'encomiastica era usuale far parlare il fiume della città (cfr. il panegirico di Giovan Battista Marino "Il Tebro festante", scritto per papa Leone XI).
Opere d'arte
Si collega al componimento lo stemma matrimoniale composto dall'arme di Niccolò I Ludovisi e di Isabella Gesualdo, nozze celebrate nella poesia. Si collegano altresì, per via congetturale, tre iconografie utilizzate nei paragoni mitologici del testo, Giove, Nettuno e Plutone - "i tre fratelli" che danno aspre leggi -, l'Aurora - "il Sol per lui ne l'orto" -, la Fama - "che di cento lingue" -. Tutte e tre le iconografie costituivano il nucleo del programma decorativo del Casino Ludovisi di Porta Pinciana: il Giove, Nettuno e Plutone era stato realizzato da Caravaggio nel 1597 per il cardinal del Monte, l'Aurora e la Fama di Guercino nel 1621 per Ludovico Ludovisi.
- Libro
-
Tronsarelli, Rime 1627
Tronsarelli, Ottavio, Rime, In Roma per Francesco Corbelletti l'Anno. M.D.C.XXVII. Lucas Cia. F.
- Sezione
- Canzoni di Ottavio Tronsarelli. Parte terza
- Pagina
- pp. 257-262
- Vai al testo originale
- Metro
- canzone (30 stanze, 153 versi)
- Schema
- ABACC BDBEE [...] - XYY
- Categorie
- descrizione manufatto; miti pagani
- Soggetti
- Africa; Alcide; Amore; anello; arco; Asia; asta; Atalanta; Atene; Augusto; campo; catena; Danae; dardo; Ercole; età dell'oro; Europa; falda; fascia; fede; fiamma; Furie; fuso; Gerione; Giove; gloria; Grecia; guerra; impresa; Indi; insegna; invidia; Iride; Marte; Mauro; Minerva; Morte; Nettuno; nido; nobile; onore; oro; ostro; pace; Parche; penna; pioggia d'oro; pitone; Plutone; pomi d'oro; raggio; rosso; saetta; sanguigno; scalpello; scettro; scudo; sentiero; sferza; solco; Sole; spiaggia; spoglie; strale; striscia; Tevere; Trace; tre; trionfo; tromba; tronco; valore; Venere; verga; via; virtù
- Nomi collegati
-
-
Ludovisi, Niccolò
(Dedicatario del componimento) -
Gesualdo, Isabella
(Dedicataria del componimento)
-
Ludovisi, Niccolò