Sovr'ogni altra del mondo illustre impresa

Autore: Tronsarelli, Ottavio

Nelle istesse nozze [Nelle nozze degli eccelsi Signori Nicolò Lodovisi e Isabella Gesualda Principi di Venosa], allusione all'Arma Lodovisia

«Sovr'ogni altra del mondo illustre impresa
spiega il gran Nicolò famosa insegna,
da lo splendor de' propri merti accesa,
ed in tre strisce ha triplicato onore:
nato a guerra, uso a pace, atto ad amore. 5

Questi d'alta virtù prole ben degna
quanto a la patria valor d'armi additi
altrui ne l'arma sua tacito insegna,
ove in campo sanguigno a l'aura scioglie
de' futuri trionfi auree le spoglie. 10

Par ch'ivi ogni alma a grave pugna inviti
e 'l braccio invitto di gran tronchi onusto
gli infidi a strage più ch'a guerra irriti;
contro fier de' nemici empio drappello,
con tre gran tronchi Gerion novello. 15

Né fia chi spinto da ardimento ingiusto
temerario contenda incontro al forte
mostrar di regia man valore augusto,
ch'ei bellicoso contro loro spira
da l'arco del suo ciel tre fulmin d'ira. 20

Ha nel proprio valor posta la sorte
e fin lo Scudo, ch'ei d'onor sostiene,
fa di spavento impallidir la morte,
entro cui s'offre, triplicato al guardo,
più che di Marte, de la Morte il dardo. [Continua…]

Descrizione

Tronsarelli, in questa canzone, omaggia l'unione di Niccolò Ludovisi e Iabella Gesualda, avvenuta nel 1622, celebrando lo stemma della famiglia Ludovisi, composto da tre bande d'oro su sfondo rosso. L'intero componimento è costruito attorno al numero tre, che ritorna in tutte le strofe (tranne poche eccezioni) quasi sempre nel distico finale, legandosi a vari motivi mitologici, con un costante richiamo figurativo allo stemma dei Ludovisi (la famiglia, originaria di Bologna, si stabilì a Roma dopo la seconda metà del XVI secolo; il prestigio familiare si deve soprattutto all'elezione al soglio pontificio, con il nome di Papa Gregorio XV, di Alessandro Ludovisi. Nicolò Ludovisi, nipote di Alessandro, sposò in prime nozze Isabella Gesualdo, nipote ed unica erede di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, dal quale entrambi ereditano il titolo).
Nella canzone vengono richiamate varie figure appartenenti alla mitologia classica (Gerione, Marte, Minerva, Pitone, Apollo, le Parche, Amore, Giove, Danae, Ercole, le Grazie, ecc.), per spiegare vari aspetti delle virtù e delle capacità guerriere del Ludovisi. Specialmente, nella stanza 3 (dopo la stanza iniziale che presenta lo stemma familiare e le virtù di Ludovisi, e quella successiva che dà un'interpretazione dello sfondo rosso e delle bande dorate) e in quella finale, la 30, Niccolò Ludovisi viene accostato alla figura di Ercole, facendo riferimento prima alla mitica battaglia contro Gerione e successivamente alla futura prole, definita "erculea prole" (v.146; il Sole triplicato del verso 148 è un riferimento a Zeus che fece in modo di far durare tre volte di più la notte passata con Alcmena, madre di Ercole).
Dalla stanza 13 alla stanza 21, il discorso è incentrato maggiormente sulle virtù di Ludovisi, che porterà pace nel mondo e che avrà fama imperitura.
A partire dalla stanza 22 Tronsarelli si rivolge anche alla sposa, Isabella Gesualdo, invitandola alle nozze, e paragona la loro unione a quella tra Danae e Giove (v. 140); dai due, appunto, nascerà un nuovo Ercole.
Per ogni referente mitologico, Tronsarelli individua un attributo, cui vengono sistematicamente paragonate le tre bande e lo sfondo dello stemma (tronco, fulmine, asta, strale, laccio, catena, sferza, spiaggia, arco, scalpello, sentiero, scettro, tromba, via, fuso, penna, nido, raggio, fiamma, anello, verga, fascia, falda, saetta, striscia).
Tutta la canzone, come chiarito nel congedo, è un discorso diretto del Tebro (il fiume Tevere; v. 151). Nell'encomiastica era usuale far parlare il fiume della città (cfr. il panegirico di Giovan Battista Marino "Il Tebro festante", scritto per papa Leone XI).


Opere d'arte

Si collega al componimento lo stemma matrimoniale composto dall'arme di Niccolò I Ludovisi e di Isabella Gesualdo, nozze celebrate nella poesia. Si collegano altresì, per via congetturale, tre iconografie utilizzate nei paragoni mitologici del testo, Giove, Nettuno e Plutone - "i tre fratelli" che danno aspre leggi -, l'Aurora - "il Sol per lui ne l'orto" -, la Fama - "che di cento lingue" -. Tutte e tre le iconografie costituivano il nucleo del programma decorativo del Casino Ludovisi di Porta Pinciana: il Giove, Nettuno e Plutone era stato realizzato da Caravaggio nel 1597 per il cardinal del Monte, l'Aurora e la Fama di Guercino nel 1621 per Ludovico Ludovisi.


Libro
Tronsarelli, Rime 1627
Tronsarelli, Ottavio, Rime, In Roma per Francesco Corbelletti l'Anno. M.D.C.XXVII. Lucas Cia. F.
Sezione
Canzoni di Ottavio Tronsarelli. Parte terza
Pagina
pp. 257-262
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Metro
canzone (30 stanze, 153 versi)
Schema
ABACC BDBEE [...] - XYY

Categorie
descrizione manufatto; miti pagani
Soggetti
Africa; Alcide; Amore; Asia; Atalanta; Atene; Augusto; Danae; Ercole; Europa; Furie; Gerione; Giove; Grecia; Indi; Iride; Marte; Mauro; Minerva; Morte; Nettuno; Parche; Plutone; Sole; Tevere; Trace; Venere; anello; arco; asta; campo; catena; dardo; età dell'oro; falda; fascia; fede; fiamma; fuso; gloria; guerra; impresa; insegna; invidia; nido; nobile; onore; oro; ostro; pace; penna; pioggia d'oro; pitone; pomi d'oro; raggio; rosso; saetta; sanguigno; scalpello; scettro; scudo; sentiero; sferza; solco; spiaggia; spoglie; strale; striscia; tre; trionfo; tromba; tronco; valore; verga; via; virtù

Nomi collegati

Responsabilità della scheda: Camilla Ferraresi, Marco Chiarolini, Clizia Carminati, Sergio Taddei | Ultima modifica: 24 maggio 2024