Chi di mirar fu vago

Autore: Bruni, Antonio

Per li santissimi Francesco d'Assisi e Francesco Xaverio dipinti in un quadro. Al signor Giacinto Massa, maestro di camera dell'eminentissimo e reverendissimo signor Cardinal San Sisto

Chi di mirar fu vago
meraviglie celesti
sovra quei lini in bel lavoro intesti,
sacra e gemina imago
di due Franceschi ammiri, 5
che trionfan del par su gli alti giri,
anzi su la più erta empirea sfera
ond'Italia è famosa, Esperia altera.

Ecco, se l'un mendico
altrui rassembra in terra, 10
i tesori di Dio vie più disserra
a stuol del Cielo amico.
S'egli ha lacere piante,
calca lacero ancor poggio stellante;
e se di rozza fune il fianco lega, 15
vie più l'ali de l'alma al Ciel dispiega.

Ecco l'altro che cinge
asprissima catena,
ma soave ha 'l dolor, dolce la pena,
s'ella più a Dio lo stringe. 20
Quinci, sotto i tormenti,
di sangue sacratissimi tormenti
ferito e feritor da l'alma ei versa,
perché l'asperga Iddio, di sangue aspersa.

Quegli, là dove è l'ombra 25
più densa degli errori,
da l'alme le caligini e gli orrori
con sacri rai disgombra;
e s'inerme ne' chiostri
egli i tartarei assal feroci mostri, 30
chiaro pregio racquista e vanto eterno
di porre il giogo al soggiogante inferno.

Questi con sacro zelo,
perché al popol repente
non porti nel barbarico Oriente 35
dovuto occaso il cielo,
de la gloria la luce
addita altrui, d'altrui maestro e duce;
e dove nasce il sol, porta le palme
d'aprir l'alba a la fe', la fede a l'alme. 40

Questi, perché sol vita
ha in Dio, vivo in sé stesso,
piagato in lui, de le sue piaghe impresso,
e l'adora, e l'addita:
sì di sé, mentre geme, 45
ei stesso è croce e crocifisso insieme.
Questi ha l'istesse piaghe, ebro d'amore,
se non l'ha ne le membra, almen nel core.

Arder, languir vegg'io
l'uno e l'altro felice; 50
l'un salamandra appar, l'altro fenice
là del rogo di Dio.
Sempre, come in suo loco,
ha viva fiamma in lor divino foco,
benché monstrin di fuor, sacri campioni, 55
ma le ceneri l'un, l'altro i carboni.

Descrizione

Il poeta celebra le figure di san Francesco d’Assisi e san Francesco Saverio, rappresentate in un quadro. Ripercorre in parallelo la vita dei due, il primo chiamato da Cristo al voto di povertà e di carità e segnato dalle stimmate, il secondo morto in terre straniere da missionario. Di entrambi vengono sottolineate le caratteristiche ed è ricordato l’amore che li legava a Dio, sotto forma di fiamma che si mostra negli attributi tipici, le ceneri e i carboni.
Il cardinale di S. Sisto, di cui Giacinto Massa era maestro di camera, è identificabile con Laudivio Zacchia, creato cardinale nel 1626 con quel titolo (ma che nel 1629 optò per il titolo di S. Pietro in Vincoli, benché fosse comunemente ancora designato con il primo).


Opera d'arte

Non si sono trovate altre testimonianze sul quadro descritto.


Libro
Bruni, Veneri 1633
Bruni, Antonio, Le Veneri poesie, In Roma, appresso Giacomo Mascardi, MDCXXXIII.
Sezione
Delle Veneri La Celeste poesie.
Pagina
pp. 113-115
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Metro
ode (7 stanze, 56 versi)
Schema
abBacCDD

Categorie
iconografia sacra; storia medioevale e moderna
Soggetti
carbone; cenere; fenice; immagine; intesto; lavoro; lino; meraviglia; mirare; piaga; salamandra; san Francesco d'Assisi; san Francesco Saverio

Nomi collegati

Responsabilità della scheda: Martina Bassani | Ultima modifica: 24 maggio 2024