Per miracol de l'arte

Autore: Bruni, Antonio

Per una imagine della Maddalena rubata ad illustre museo

Per miracol de l'arte,
per arte di natura,
a la bella di Maddalo pentita
ingegnoso pittor dà spirto e vita.
Sol co 'l pianto di lei ne la pittura 5
stempra i vaghi colori;
né son colori a lui
quei che, pria che conversa, a danno altrui,
a ruina de' cori,
spiegò nel volto, onde con frodi ignote 10
scolorò l'alma, adulterò le gote.

Perché diva dipinge
tutta rapita in Dio,
cinta le membra e 'l crin di rozzo velo,
gli porse il minio il sol, l'azzurro il cielo. 15
Con l'alabastro suo sol ella offrio,
con suo trionfo e palma,
per candido colore,
fida a Dio, pura il cor, puro il candore
de la fede e de 'l alma; 20
e de' cilicii i nodi e de' flagelli
dier materia al pittor, tela a i pennelli.

Così viva dipinta,
qual sempre in ciel si mira
fra cento altre opre illustri opra famosa, 25
fisando l'alma in Dio di lui bramosa.
Sol se mesta ella piagne, egra sospira,
negano industri tempre
a lei la gloria e 'l vanto
che sia vivo il sospir, vivace il pianto: 30
perché 'l pianto non stempre
là di novo il color pregiato e fino,
perché quivi il sospir non arda il lino.

Ma qual barbara mano,
qual empio or la rapisce 35
al tuo chiaro Liceo, là 've tu pregi
de' lini i lussi e de le carte i fregi?
Qual temerario cor cotanto ardisce?
Or qual mostro nutrito
nel rigido Arimaspe? 40
Or chi bebbe l'Arasse o l'onde caspe
e corse al nostro lito?
Chi degli Acrocerauni e degli Ascrei
da te lei tolse e 'l suo Signor da lei?

Celar forse egli brama 45
tra l'ombre de la notte
così ricco tesoro in antro alpestre
di rotta rupe o di magion silvestre?
Ma, bench'ella racchiusa in ime grotte,
in van fia che si cele: 50
ch'aprirà d'ogni intorno
lume cui presso è tenebroso il giorno
da l'ombra de le tele,
in lontane spargendo erme spelonche
perle a l'erbe, oro al suol, gemme a le conche. 55

O di furti maestro
desia che si nasconda
o di Megara, o d'Argo, o di Micene
ne le deserte e solitarie arene?
O del carpazio mar lungo la sponda, 60
perché si celi a noi,
fia ch'ei scaltro la copra
in Rodi, onde dal cielo il sol non scopra
ad altri i furti suoi?
Stolto, e come celarla ivi si vuole 65
a i rai del sol, se v'ha la reggia il sole?

O pur ambisce e cerca
che colà ne l'Egitto
de le patrie piramidi superbe
l'ombra lunga ad altrui chiusa la serbe? 70
Se là d'Erode al dispietato editto
celò già Cristo infante,
e per lontana traccia
il Nilo l'incontrò con sette braccia,
fia ch'ei chiaro e sonante 75
scopra con sette voci in sua favella
la seguace di Cristo, a Cristo ancella.

O forse egli l'asconde,
per ermo calle inculto,
oltre i lontani e sconosciuti monti 80
ne' secreti del Nilo oscuri fonti?
Ma, s'è 'l natal del Nilo ancora occulto
o vagisce ove regna
lo stesso Paradiso,
scena de l'innocenza, orto del riso 85
sotto beata insegna,
com'ei giugner vi può, s'ivi sol vola
chi sol la gloria e 'l Paradiso invola?

O pur ei la trasporta
a l'efesio terreno, 90
del cui chiaro delubro a pena è segno
d'incendio ambizioso avanzo indegno?
Perché forse empio nome a Lete in seno
quivi in pena s'immerse,
spera ch'ivi si cel 95
chi le piante lavò del Re de' cieli
che l'alma a lei ne terse?
Folle, poiché per l'ombra ancor più bruna
al sol di penitenza alba è la luna.

O l'asconde furtivo 100
ne l'Isole felici,
ove April lussureggia e reggia il Verno
non ha, s'ivi co' frutti è 'l fiore eterno?
Ma sol romiti orrori, erme pendici
fia ch'ella segua et ami 105
d'innocente deserto,
vincitrice di sé nel campo aperto;
né fia ch'altro ella brami
fuorché quella che l'offre aurea corona
l'eternità nel ciel, tu in Elicona. 110

O di Cillene al nume,
così di furti amico,
la deità ritratta oggi confida
in piaggia ignota al guardo, a l'orme infida?
Ma se chi ruba il cielo, al ciel nemico, 115
in riva alpestra e ria
da Mercurio legato
su l'erta fu del Caucaso gelato,
de l'altro ora che fia?
benché di render fora ardente e vago 120
qual dié la lira a Febo, a te l'imago.

Cerchi dunque egli omai
i ricovri più estrani,
varchi de l'Orto e de l'Occaso i regni,
de l'Atlantico mar, d'Alcide i segni; 125
perché a i mondi dal nostro assai lontani
ei se 'n fugga leggiero,
perché giunga più lieve
ov'è men caldo il sole, il dì più breve
per spedito sentiero, 130
diagli pur quel di Maia, ond'altri inganni,
i talari a le piante, al tergo i vanni.

Se fia ch'altri egli fugga,
sempre avrà sé con seco:
lascerà ben del picciol Ren l'arena, 135
l'error non già, né de l'error la pena.
Sotto il più fosco ciel l'aere più cieco
rapidissimo voli:
i suoi furti fian chiari
oltre le vie del sol di là de' mari, 140
benché non fia ch'involi
a te 'l sacro esemplar, rapace et empio,
se ne tolse al museo sacro l'essempio.

Descrizione

Il poeta inizia presentando il ritratto della Maddalena, dipinto da un ignoto pittore, esaltandone la realisticità e i colori, che afferma essere di origine divina. Si concentra poi sul rapporto tra la figura divina della Maddalena e la sua rappresentazione realizzata dal pittore con materiali che sembrano di origine divina. Dopo aver descritto il ritratto, introduce l’elemento narrativo del furto chiedendo chi possa aver compiuto un gesto tanto empio richiamando diverse figure dall’antichità che si sono macchiate di furti o rapimenti. Presenta dunque i diversi luoghi in cui il ladro vorrebbe nascondere il ritratto della Maddalena, che è impossibile da celare vista la luce che emana: inizia presentando come possibile nascondiglio prima una grotta alpestre, successivamente dei luoghi della lontana Grecia, poi l’antico Egitto e le sorgenti sconosciute del Nilo, poi Efeso; prosegue con luoghi mitici come Paradiso Terrestre, Isole Felici, rupi del Caucaso dove è stato incatenato Prometeo. Conclude l’elenco dicendo che tali luoghi servono al fuggitivo non solo per nascondere l'opera, ma forse anche per rifugiarsi: ma se anche riuscisse a fuggire, non fuggirà mai dalla sua pena e dalla sua colpa.


Opera d'arte

Collegamento congetturale

Il riferimento al 'picciol Reno', che attraversa la città di Bologna, e la vicinanza del soggetto a quello del componimento 'Cruda man non rapio', fa propendere per l'ipotesi che il quadro, qualunque esso sia, fosse stato rubato dal museo di Cesare Rinaldi. Per via congetturale si collega dunque al componimento una Maddalena penitente di Guido Reni, artista favorito di Rinaldi, realizzata a Bologna alla fine degli anni Venti del Seicento.


Libro
Bruni, Veneri 1633
Bruni, Antonio, Le Veneri poesie, In Roma, appresso Giacomo Mascardi, MDCXXXIII.
Sezione
Delle Veneri La Celeste poesie.
Pagina
pp. 75-81
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Metro
canzone (13 stanze, 143 versi)
Schema
abCCBdeEdFF

Categorie
iconografia sacra
Soggetti
alabastro; Apollo; arte; arte e natura; azzurro; candido; colore; Cristo; dipingere; Egitto; Elicona; esempio; esemplare; famoso; fregio; immagine; ingegnoso; Isole felici; lino; lira; lusso; Maria Maddalena; materia; Mercurio; minio; miracolo; museo; Nilo; ombra; opra; piramidi; pittore; pittura; Prometeo; ritratto; Rodi; spirito; stemprare; tela; tempio di Efeso; tempra; tesoro; vita

Responsabilità della scheda: Martina Bassani, Clizia Carminati, Sergio Taddei | Ultima modifica: 24 maggio 2024