O imagine bella di colui

Autore: Andreini Canali, Isabella

Sonetto CLVII

O imagine bella di colui
che ʼn soave prigion tenne il cor mio,
o gradito de gli occhi inganno, in cui
lieta del vaneggiar pasco il desio, 4

o possenti colori, oggi per vui
riveggio pur quegli occhi amati, ond’io
or tutta gioia, or tutta doglia fui,
gli occhi cui non può torme unqua l’oblio. 8

Ben di mirarli questo lume è vago,
l’alma non già, perché da me divisa
là sempre vive ov’è ʼl mio ben sepolto. 11

Ma come entro ʼl mio cor leggiadro volto,
mentre l’avido sguardo in te s’affisa,
spira verace ardor tua finta imago? 14

Descrizione

Il sonetto presenta le emozioni provate dalla poetessa di fronte al ritratto dell'amato defunto. La distanza tra realisticità e finzione dell'immagine si ripropone anche a livello dei sentimenti, lasciando la donna tra la gioia di poter ammirare ancora il volto dell'amato e la consapevolezza della sua inconcretezza. L’interrogativa retorica dell’ultima terzina, in tal senso, esplicita e sintetizza il potere dell’arte figurativa di suscitare vere emozioni nell’animo umano.


Opera d'arte


Libro
Andreini, Rime 1605
Andreini, Isabella, Rime d'Isabella Andreini Comica Gelosa, Academica Intenta detta l'Accesa, Milano, Girolamo Bordone e Pietromartire Locarni, 1605
Sezione
Rime d'ISABELLA ANDREINI Comica Gelosa, & Academica Intenta detta l'Accesa
Pagina
p. 194
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Metro
sonetto (14 versi)
Schema
ABAB ABAB CDE EDC

Categorie
ritratti
Soggetti
colori; finto; finzione; immagine; ingannare; mirare; oblio; occhi; sguardo; verace; vero; volto

Responsabilità della scheda: Alessia Invernizzi; Elisabetta Olivadese | Ultima modifica: 5 aprile 2024